incesto
“La Famiglia del Piacere”


07.07.2025 |
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"Li sentivo entrambi: i loro cuori, i loro odori, le loro storie mischiate alla mia..."
La luce dell’alba lambiva i corpi come dita curiose.Nicole dormiva con una mano tra le gambe, le labbra appena dischiuse, il respiro caldo. Il lenzuolo era scivolato giù, rivelando il seno scoperto, gonfio e invitante.
Gis era rannicchiata contro di me, il culo nudo premuto sul mio inguine, come se il suo corpo volesse ricordarmi a ogni respiro che ero suo.
Lo ero. Lo erano entrambe.
Mi mossi piano, con la lentezza di chi sa di avere il tempo.
Il mio cazzo si indurì di nuovo, come se bastasse sentire la pelle di Gis addosso per risvegliarmi tutto.
La mia mano scivolò lungo il fianco di Nicole. Lei sussultò, ancora nel sonno.
Gis sorrise senza aprire gli occhi. «Di nuovo?», mormorò con voce impastata.
«Non ho mai smesso…», risposi.
Le baciai la nuca, poi le spalle. Con lentezza. Con fame.
Le mie dita cercarono Nicole, ancora calda, ancora bagnata.
Lei aprì gli occhi, mi guardò con quella malizia dolce e sfrontata che mi faceva impazzire.
«Vuoi di nuovo la mia figa, zio?», sussurrò, spalancando le gambe.
«Sempre.»
Gis si voltò e si sdraiò a pancia in giù, offrendo il culo, come un regalo che sapeva già essere accettato.
Le avevo lì.
Una con la fica che mi chiedeva di entrare.
L’altra col culo pronto, spalancato al mio piacere.
E i loro cuori stretti nel mio.
Il mio corpo si mosse da solo, guidato dal desiderio.
Prima Nicole. Poi Gis. Poi tutte e due.
Sesso lento, bagnato, profondo.
Senza parole, solo gemiti, schiaffi sulla pelle, sguardi che bruciavano.
Nicole si sollevò leggermente sui gomiti, i capelli spettinati sul viso, le labbra gonfie e lucide.
La sua fica, già pulsante, colava tra le cosce aperte.
«Ti piace la mia figa così, zio?», sussurrò, porgendosi. «Ancora piena di te…»
Il mio cazzo tremava.
Gis lo prese con una mano, con quella naturalezza che aveva imparato da tempo.
Era mia cognata, la sorella di mia moglie.
Eppure da mesi si apriva per me come nessun’altra. Col culo, col cuore, con tutto.
«Vieni dentro di me adesso», disse Gis, mentre si mordeva il labbro.
Si girò a quattro zampe, lentamente, come sapeva mi faceva impazzire.
Il suo culo era lì, pronto, invitante, spalancato come un invito senza ritorno.
Mi avvicinai.
Le dita affondarono nella carne calda. Lei gemette.
«Così…», sospirò. «Fammi tua di nuovo. Davanti a Nicole.»
E io lo feci.
Spinsi il cazzo dentro il suo culo stretto, centimetro dopo centimetro.
Nicole si guardava la scena toccandosi. «Quanto lo prendi bene zia… sei una troia perfetta…»
«Solo per lui», sussurrò Gis tra un respiro rotto e l’altro. «Solo per il suo cazzo.»
Le afferrai i fianchi e la presi con forza, ma senza rabbia. Con quella dolce brutalità che solo chi ama davvero può dare.
Ogni spinta era un “ti amo” gridato nel silenzio.
Ogni gemito di Gis era una promessa mantenuta.
Nicole mi montò la bocca, e la sua fica colava.
Me la leccai tutta, assaporandola come se fosse la prima volta.
Mentre venivo nel culo di Gis, con la mia lingua le facevo venire la nipote.
Le avevo tutte.
Culo, fica, voce, anima.
E loro avevano me.
⸻
Dopo, il silenzio.
Le lenzuola bagnate, le gambe intrecciate, il sudore e l’odore dell’amore ovunque.
Il sole era alto ormai, filtrava tra le fronde degli alberi e faceva scintillare il lago in lontananza.
Eravamo usciti in silenzio, nudi sotto le vestaglie leggere, camminando nel parco della villa. L’erba era ancora umida, il vento appena tiepido accarezzava le foglie.
Gis camminava al mio fianco, con quel sorriso stanco e soddisfatto stampato sul volto.
Nicole ci seguiva a piedi scalzi, i capelli scompigliati, gli occhi accesi di qualcosa che non era solo desiderio. Era felicità.
Ci sedemmo sotto il grande platano al centro del parco.
Nessuno parlava. Solo respiro, uccelli, foglie.
Nicole si accoccolò sulle mie gambe, senza dire nulla.
Gis si sdraiò accanto a noi, con la testa sul mio petto.
Li sentivo entrambi: i loro cuori, i loro odori, le loro storie mischiate alla mia.
Avevo fatto l’amore con loro. Li avevo presi, scopati, leccati, dominati.
Ma li avevo anche amati.
Con ogni parte di me.
Con il cazzo, con la bocca.
Ma soprattutto con il cuore.
Nicole mi guardò, mi accarezzò le labbra con le dita.
«Ci scoperai di nuovo stasera?», sussurrò.
Sorrisi. «Solo se lo chiedete insieme.»
Gis rise piano. «Lo faremo. Come sempre.»
E poi rimanemmo così.
Nel parco.
Nel silenzio.
Nel nostro mondo fatto di pelle, di peccato e di verità.
E io…
Sorrisi.
Avevo la fica di Nicole.
Il culo di Gis.
E il cuore di entrambe.
E non volevo nient’altro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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